viernes, 30 de mayo de 2014

La ricetta del Puchero Canario

Felice Giorno delle Isole Canarie!






Oggi vi portiamo una ricetta della gastronomia tradizionale canaria: il puchero.

Possiamo dire che il puchero canario è la versione dell'arcipelago del famoso cocido spagnolo. E' un piatto piuttosto completo e nutriente, che si è soliti mangiare nelle fredde giornate d'inverno (si, ok, anche se alle isole Canarie non abbiamo un inverno gelido abbiamo numerosi "microclimi", il che significa che in ogni parte abbiamo temperature e situazioni climatiche differenti, ne sareste sorpresi hehe). E' bello farne una bella pentola per condividerlo con la famiglia, certamente sempre accompagnato con un mojo canario e un escaldon de gofio (di cui parleremo in un altra occasione). Insomma, tutto molto tipico!

Si tratta di un piatto dove vanno combinate diversi tipi di carne (maiale, costine, vitello, pollo o gallina), diverse verdure e ortaggi (zucchine, chayotas, zucca, carote, cavoli, fagiolini, ecc), ceci, patate, patate dolci e mais. In alcuni paesini si mette anche una pera al bollito. Ovviamente siete liberi di non mettere qualunque ingrediente non vi piaccia oppure che non avete in questo momento a disposizione. Da piccola era una ricetta che non mi piaceva molto, sai, i bambini e le verdure...ma quello che mi piaceva tantissimo era invece quando a casa mia facevamo il puchero era la zuppa! Quel brodino delizioso che si ottiene con tutti questi ingredienti assieme è davvero buonissimo!



Le quantità da usare per gli ingredienti del puchero variano da quanti sono i vostri commensali, e di solito si misura all'incirca un "pezzetto" di ogni cosa per invitato, così, in misura un po' spannometrica, sia per quanto riguarda la carne che la verdura e a seconda delle preferenze di ognuno. In questo caso, abbiamo fatto un puchero per circa 3 o 4 persone.
Ingredienti:

  • 1/2 kg. di carne di vitello
  • 1/2 kg. di pollo
  • 200 g. di costine di maiale
  • 1/2 morcilla
  • 1/2 chorizo
  • 150 g.di ceci
  • 2 ó 3 carote
  • 1 cipolla media
  • 1/4 peperone rosso
  • 300 g. circa di fagioli
  • Mezzo cavolo verde tagliato in quattro
  • 300g. di zucca
  • 8 patate (circa due patate per persona)
  • 2 pannocchie di mais
  • 2 o 3 denti d'aglio
  • zafferano
  • prezzemolo
  • cumino 
  • pimentón dolce
  • Sale marina
  • 2 cucchiaiate d'olio d'oliva
Preparazione: 

1Mettete a bollire l'acqua nella pentola e poi introdurre la carne a cuocere a fuoco medio.

2- Dopo circa 20 minuti aggiungere alla pentola i ceci e le carote.

3- Dopo altri 15 minuti introdurremo le verdure più dure, come ad esempio i fagioli (i quali di solito si legano assieme con un filo da cucina per calcolare circa un "pacchettino" per commensale), il cavolo, ecc ecc, e poco a poco andremo ad aggiungere il resto delle verdure.

4- A casa mia di solito facciamo un soffritto con olio, cipolla sminuzzata e peperone, accompagnato con una specie di "pesto" preparato con un mortaio con aglio, cumino, prezzemolo, sale e zafferano. Verso la fine, aggiungeremo del pimenton al soffritto per evitare che non si bruci e rovini il sapore. Una volta che il nostro soffritto è pronto lo aggiungeremo alla pentola, assieme alle verdure. Questo darà molto più sapore al nostro puchero. Ma se preferiamo, possiamo evitare questo passaggio e aggiungere il tutto "a crudo".
5- Quando la verdura sarà a metà cottura aggiungeremo le patate e le patate dolci, per evitare che si rompano. In questa fase aggiungeremo anche la morcilla e il chorizo.

6- Quando tutto sarà ben cotto, spegnamo il fuoco e a mangiare!

7- Se vogliamo, possiamo usare il brodino del nostro puchero e farci una deliziosa pastina con tutto il sapore delle verdure. Per fare questo mettiamo il brodo in un altra pentola e gli aggiungiamo la pastina, ed è pronto! Per giunta, con questo brodo, possiamo anche fare un "escaldon de gofio", che non può mancare in nessuna tavola canaria! (in un'altra occasione vi parleremo anche del gofio, un nutriente alimento canario).

8- Per servire il puchero, metteremo nel piatto un pezzo di ognuno degli ingredienti preparati, secondo le preferenze, e per concludere il tutto lo condiremo con olio d'oliva e aceto. A tavola! Da accompagnare con un ottimo vino rosso della casa.

Buon appetito o meglio...Que aprovechen!


Unpiatto di puchero, di escaldon de gofio e di mojo rosso

Se avanza del puchero, possiamo usarlo per fare delle buonissime crocchette. Inoltre, questo è un piatto ideale per tutte le diete, nel caso eliminando la carne per i vegani e i vegetariani, e perfettamente idoneo per i celiaci.
Salutoni!

AnGie





















Puchero Canario Recipe


Feliz Día de Canarias! Happy Canary Islands' Day!





Today we bring you a typical recipe from Canary Islands, the puchero.

We can say that the Canary islands' puchero is the local version of the Spanish cocido. It is a very complete and heavy, that you can eat in a cold winter day (of course, even if there is no a freezing winter in Canary Islands, there are areas that are colder that the rest, that is, every corner has its own climate, we call it "microclima"). It is ideal when shared with the family, and it's just great with a good old mojo and a escaldon de gofio (we'll talk about it in another occasion) to have a super typical dish.

It's a recipe where we'll see lots of different kinds of meats tossed together (pork, ribs, veal or chicken), and different kinds of veggies (zucchini, chayotas, pumpkin, , cabbage, beans, etc.), chickpeas, potatoes, sweet potatoes, maize heaps and so on. In some hamlet, they add a pear to this cooking mix. Of course, you can decide whether an ingredient will go or not in the pot, according to your taste or the availability of it. I remember that when I was a child I didn't like it at all, y'know, the little ones and the veggies, but what I did expect most when was time for a puchero in our family was the soup! It was, and still is, delighful! Made with all those ingredients altogether...yum!


As for the quantities of the ingredients for a good puchero, much of it depends on how many and how hungry your guests are. We use to weigh a little bit of every ingredient, veggies, meat, everything, for every guest, more or less. In this case, we made a puchero for 3 or 4 people.


Ingredients:

  • 1/2 kg. of veal meat
  • 1/2 kg. of chicken meat
  • 200 g. of pork ribs
  • 1/2 morcilla
  • 1/2 chorizo
  • 150 g.of chickpeas
  • 2 or 3 carrots
  • 1 middle size onion
  • 1/4 red pepper
  • 300 g. aprox. of beans
  • half cabbage (cut into four pieces)
  • 300 g. of pumpkin
  • 8 potatoes (some 2 potatoes per guest)
  • 2 corncobs
  • 2 or 3 garlic fingers
  • saffron
  • parsley
  • comino 
  • sweet pepper
  • Salt
  • 2 spoonful of olive oil
Preparation: 

1- In a pot, put the water on heat until it starts boiling, then we toss the meat inside. Put it on middle heat.
2- After some 20 minutes, toss in the pot the chickpeas and the carrots.

3- After some others 15 minutes put inside the pot the harder veggies, like for example the beans (that traditionally were tight together with a cooking string, a "package" for each guest), the cabbage, etc. and little by little we'll add the rest of the veggies.

4- In our house, we fry with oil the minced onion and the pepper, along with smashed garlic, comino, salt and saffron all mixed together, adding the pimenton in order not to let it burn and ruin its taste. That will add to our puchero a lot of flavour! If you prefer, you can jump to the next step and add it all without cooking it.
5- When the veggies are half baked, we'll add the potatoes and the sweet potato (batata), because we don't want them to break. In this phase, we'll add the morcilla and the chorizo too.
6- When all is well cooked, turn off the heat and get ready to eat!

7- If you prefer it, you can use the stock where our puchero was cooked and prepare with it a great soup with all the taste of the veggies we've used. To do so, we pass the stock to another pot, we'll toss the small pasta and there you have it! With that stock you can preare an "escaldon de gofio" too, that is an all time favourite in Canary Islands! (We'll talk about the Gofio in another occasion, a really healthy and nutritive food).

8- To serve the puchero, put in the dish a piece of everything you've cooked, of course according each one's taste, and at the end dress it with olive oil and vinegar. That's all! Si down and eat it with a traditional red wine del pais.
Enjoy it, or Que aprovechen!


A puchero dish with Escaldon de Gofio and red mojo

With the leftover puchero, we can prepare some delicious croquetas. Furthermore, this dish is perfect for every kinds of diets, choosing only the veggies and not the meat for the vegetarians or the vegans, and perfect for the coeliacs.

Greetings!

AnGie





















Puchero Canario ( Felíz Día de Canarias)


Feliz Día de Canarias!






Hoy os traemos una receta de la gastronomía tradicional canaria: el puchero

Podemos decir que el puchero canario es la versión del cocido que se hace en las islas. Es un plato bastante completo y contundente, que se suele comer en el frío del invierno ( sí vale, no es que Canarias tenga un invierno gélido precisamente, peeero tenemos microclimas, y eso básicamente significa en cada esquina hace un tiempo diferente, os sorprendería jeje), haciendo un buen caldero para compartirlo con la familias, y por supuesto siempre acompañado de un buen mojo y un escaldón de gofio ( del que hablaremos en otra ocasión) vamos, todo típico típico.

Se trata de un plato donde se combinan diferentes tipos de carne ( cerdo o costillas, ternera, pollo o gallina), distintas verduras y hortalizas ( calabacín o bubango, chayotas, calabaza, zanahorias, col, habichuelas, etc), garbanzos, papas, batatas y piñas de millo ( mazorcas de maíz). En algunos pueblos le añaden una pera a este guiso. Huelga decir que podéis prescindir de los ingredientes que no os gusten o que no tengáis por casa en ese momento. De pequeña era una receta que no me gustaba nada, ya saben los niños y las verduras, pero lo que sí me encantaba y esperaba siempre cuando se hacía puchero en mí familia, era la sopa! ese caldito riquísimo que sale de cocinar todos estos ingredientes juntos es muy muy sabrosa. 

Las cantidades de un puchero, depende mucho de los comensales, se suele medir pensando en un " trocito" de cada cosa por persona, tanto de carnes, como de verduras y dependiendo de los gustos de cada uno. En este caso, hemos hecho un puchero para unas 3 ó 4 personas.


Ingredientes:

  • 1/2 kg. de carne de ternera
  • 1/2 kg. de pollo
  • 200 g. de costillas de cerdo
  • 1/2 morcilla
  • 1/2 chorizo
  • 150 g. garbanzos
  • 2 ó 3 zanahorias
  • 1 cebolla mediana
  • 1/4 pimiento rojo
  • 300 g. aprox. de habichuelas
  • Media col verde ( partida en cuartos)
  • 300 g. de calabaza
  • 8 papas ( unas dos papas por persona)
  • 2 piñas de millo ( mazorcas de maíz)
  • 2 ó 3 dientes de ajo
  • azafrán
  • perejil
  • comino 
  • pimentón dulce
  • Sal marina gruesa
  • 2 Cucharas soperas de aceite de oliva 
Procedimiento: 

1- En un caldero, ponemos agua a hervir e introducimos las carnes a guisar. Fuego medio. 

2- Pasado aproximadamente 20 minutos, introduciremos en el caldero los garbanzos y las zanahorias.

3- Pasados unos 15 minutos iremos introduciendo las verduras más duras, por ejemplo, las habichuelas ( las cuales suelen atarse con un hilo de cocina en raciones, un " paquetito" para cada comensal), la col, etc. Y paulatinamente iremos añadiendo el resto de las verduras.

4- En casa solemos hacer un sofrito, con el aceite, la cebolla picadita y el pimiento, acompañado de un majado (en un mortero ) de ajo, comino, perejil, sal y azafrán. Al final del sofrito, cuando este esté hecho, añadimos el pimentón para que no se queme y evitar que de mal sabor. Una vez hecho nuestro sofrito lo añadiremos al caldero, junto con las verduras. Esto lo dará a nuestro puchero más sabor. Pero si queremos, podemos prescindir de este paso y añadirlo todo " en crudo".

5-Cuando la verdura esté a medio cocinar, añadiremos las papas y la batata, con el fin de que no se rompan. En este punto añadiremos también la morcilla y el chorizo.

6- Cuando esté todo tierno, apagamos el fuego y a comer!

7- Si lo deseamos, podemos sacar el caldo donde se ha cocinado nuestro puchero, y hacer con éste una sopa deliciosa con todo el sabor de las verduras. Para ellos pasamos el caldo a otro caldero, le añadimos los fideos de sopa, y listo!. Además con dicho caldo podemos hacer un "escaldón de gofio", que no puede faltar en ninguna mesa canaria! ( hablaremos en otra ocasión del gofio, ese nutritivo alimento canario).

8- Para servir el puchero, en un plato, vamos poniendo un pedazo de cada cosa por persona, por supuesto según los gustos, y para finalizar aliñaremos nuestro plato con aceite de oliva y vinagre. Y a sentarse a la mesa! acompañado todo de un buen vasito de vino tinto del país. 

Que aprovechen!


Plato de puchero, escaldón de gofio, y mojo rojo


Si nos sobra puchero, podemos aprovechar para hacer unas riquísimas croquetas. Además este puede ser un plato acto para todas las dietas, eliminando las carnes en el caso de los vegetarianos o veganos, y totalmente apto para celíacos.

Saludos!

AnGie





















sábado, 24 de mayo de 2014

Historia del Grana Padano

Grana Padano
Cuando se piensa en quesos italianos de pasta dura, se piensa siempre en el que para los italianos es el rey de los quesos: el Parmesano Reggiano ( Parmigiano Reggiano). Sin embargo, también existen otras variedades deliciosas de quesos con dicho tipo de pasta, como por ejemplo, el queso que hoy nos ocupa, el Grana Padano.

El Grana Padano es un queso de leche de vaca que se diferencia ligeramente del Parmesano debido a las técnicas de producción. Por ejemplo, el hecho de que la leche para el Parmesano se deje en los recipientes unas 15 horas, mientras que la leche para elaborar el Grana Padano se trabaja más inmediata, lo que hace que éste último contenga menos grasas que el Parmesano. El Parmesano se elabora alimentando a las vacas con forraje seco, mientras que el Grana permite la alimentación de las vacas con cereales almacenados en silos, lo que da un sabor al Grana algo menos rico en tonos vegetales respecto al Parmesano. Además de media, el Parmesano necesita envejecer más tiempo que el grana Padano

La diferencia en la consistencia viene dada del hecho que el grana tiene una pasta algo más compacta y densa, mientras que el Parmesano se presenta algo más seco debido al mayor tiempo de curación.


Parmesano en curación

Se trata de un producto protegido bajo el marco DOP ( denominación de origen protegido) y realizado sobretodo en la zona de Lombardía, aunque también se fabrica en otras regiones como son Emilia- Romagna, Piemonte, Veneto o el Trentino- Alto Adige. La historia del Grana Padano es muy antigua, y como sucede con todo, se cuentan diversas versiones.

Grana Padano

Después del año mil, hubo un gran renacimiento monástico en toda Europa, y nuevos monasterios y abadías nacieron en todo el viejo continente. Dichos monasterios vivían básicamente del cultivo de las tierras, y los monjes habían elaborado técnicas avanzadísimas para controlar las aguas para poder bonificar y conseguir que fueran cultivables territorios anegados de agua y pantanosos como eran los de la llanura Padana. En todo el norte del país, los monjes pacientemente consiguieron, con la técnica conocida como "marcite",hacer cultivable vastas zonas, lo conlleva a hacer abundante la cantidad de trigo. Esto permite la expansión del ganado, lo que repercute en tener excesos de leche. Se decide por lo tanto crear un queso de larga conservación con todo ese excedente de leche del que disponían.

Según algunos, el primer queso de tipo grana producido fue el de Lodi ( Lodigiano), conocido como Granone. El Lodigiano, era un queso muy particular o especial, que presentaba un sabor picante y contaba con un ligero veteado azul. También lo hacía especial su envejecimiento. Desgraciadamente, la producción de este antiquísimo queso, cesó en los años setenta debido a la industrialización de las producciones, pero se reavivó un proyecto de recuperación de la producción de dicho queso, de nuevo en los primeros años del 2000. 


Granone o Lodigiano


El queso producido hoy en día y vendido como Granone es en todo caso diferente del original, y esto hace difícil los estudios y comparaciones. Cierto es que también el actual Granone es delicioso y tiene un sabor más amargo pero también más profundo que el clásico Grana Padano, por lo que os aconsejamos que merece la pena probarlo.


Torre de Ciribiciaccola
El Grana Padano propiamente dicho, en cambio, se dice que nació en Milán, en la estupenda abbazia gotica de Chiaravalle, en los campos a pocos kilómetros del centro de la ciudad. A la sombra de la "Ciribiciaccola" ( emblemática torre del campanario símbolo del antiguo pueblo de Chiaravalle), los monjes decidieron crear con la abundante cantidad de leche, un queso de pasta dura y largo envejecimiento, cocinado en las calderas de la abadía, las cuales serían las primeras queserías. Tenemos una fecha de nacimiento, se trata del remoto año 1135, por lo que nos encontramos hablando de uno de los más antiguos quesos de Europa que aún hoy en día se produce. Los monjes llamaban a este queso Caseus Vetus, un nombre impronunciable para los pobres campesinos de la época. 

Debido a la consistencia compacta y granulosa, este queso viene rebautizado queso de Grana. Más allá del mencionado queso Grana de Lodi o Lodigiano, el Milanés o Grana Padano, también tuvo mucho éxito el queso Grana de la ciudad de Parma o Parmigiano (Parmesano). De esta excelencia extraordinaria de la cocina italiana hablaremos en otra ocasión, en este momento nos basta solamente decir como en el curso del siglo XII, la técnica del Grana Padano alcanza la zona de Emilia Romagna, y allí fue perfeccionada para consentir el desarrollo del rey de los quesos italianos. No obstante la antigüedad y la nobleza que otorga el ser padre del Parmesano, el grana Padano quedó como una delicia local, bastante ignorada en el panorama gastronómico europeo por varios siglos. 

Fue en la segunda postguerra, en el año 1951, que a través de una reunión en Lombardía, cerca del Lago Mayor, los operarios de las queserías llegaron a un acuerdo sobre las diferencias existentes entre el Parmegiano Reggiano y el Grana Padano, por aquel entonces llamado "Grana Lodigiano". Las primeras normativas nacionales al respecto vienen adoptadas en el 1955, y permiten reconocer también de manera internacional la marca, y el Grana Padano obtiene en 1996 la distinción DOP por parte de la Unión Europea.

La pasta más blanda y menos granulosa del grana Padano, lo diferencian de manera inequivoca de su vecino el Parmesano, y lo convierten en un queso ideal para el consumo también fuera de las cocinas, servido a menudo como aperitivo junto, por ejemplo a un buen vino prosseco o un Riesling.

Es un queso que suele usarse también para obtener escamas sutiles de queso, las llamadas raspaduras. Es un producto de excelencia extraordinario y con un sabor único. La producción de un kilo de Grana Padano necesita 15 litros de leche!, y cada confección de este queso tiene entre 24 y 40 kg, así que hagamos cuentas!. El Grana Padano debe envejecer al menos 9 meses, mientras que el Grana más selecto puede llegar a superar los 20 meses de curación.

Dicho esto, no nos queda más que ir a la búsqueda de un buen Grana Padano DOP y elegir la manera de saborearlo, quizás rallado sobre nuestra pasta, en cuñas, dados, o en su forma tradicional, la raspadura!.


Cortando raspaduras de una pieza de grana Padano

La storia del Grana Padano

Marchiatura del Grana Padano
Quando si pensa ai formaggi a pasta dura italiani si pensa sempre a quello che per gli italiani viene considerato il re dei formaggi: il Parmigiano Reggiano. Eppure esistono anche altre varietà deliziose di formaggi a pasta dura, come ad esempio quello di cui vi parleremo oggi: il Grana Padano.

Si tratta di un prodotto protetto dal marchio DOP (Denominazione di Origine Protetta) e realizzato soprattutto in Lombardia, ma anche in Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto e Trentino-Alto Adige.
Il Grana Padano è un formaggio vaccino che si differenzia leggermente per la tecnica di produzione dal Parmigiano Reggiano. Ad esempio, il fatto che il latte nel Parmigiano venga lasciato per 15 ore nelle vasche mentre il latte del Grana Padano venga lavorato dopo poco tempo fa sì che quest'ultimo abbia meno grassi. Il Parmigiano viene realizzato alimentando le mucche con foraggi secchi, mentre il Grana Padano consente anche l'alimentazione delle mucche con cereali stoccati nei silos, cosa che rende il sapore del Grana un po' meno ricco forse di sfumature vegetali rispetto al Parmigiano. In media, inoltre, il Parmigiano invecchia più del Grana Padano.

La differenza nella consistenza è poi data dal fatto che il Grana è un po' più compatto e denso, mentre il Parmigiano si presenta un po' più secco per via del maggior tempo di stagionatura e l'interno è meno compatto e più strutturato in scaglie.

Parmigiano Reggiano in stagionatura
 
La sua storia è parecchio antica e ci sono come in molti casi differenti versioni.
Dopo l'anno Mille, ci fu una grande rinascita monastica in tutta Europa, e nuovi monasteri ed abbazie nacquero in tutto il Vecchio Continente. Questi monasteri vivevano della coltivazione delle terre, ed i monaci avevano elaborato tecniche avanzatissime per controllare le acque e bonificare e rendere coltivabili i territori acquitrinosi e paludosi come era la Pianura Padana. In tutto il nord del Paese dunque i monaci pazientemente riuscirono, con la tecnica delle marcite, a bonificare vastissime aree, e questo rese abbondante la quantità del frumento. Questo permise una grande espansione nella disponibilità dei bovini e quindi un grande eccesso di latte. Si decise dunque di creare con questa grande quantità di latte in eccesso un formaggio a lunga conservazione.

Grana Padano

Secondo taluni, il primo formaggio di grana prodotto sarebbe stato il Lodigiano, detto anche Granone. Il Lodigiano era un formaggio assai particolare, con un sapore piccante e leggere venature blu. particolare era anche una sorta di "goccia" che si creava durante la stagionatura. Purtroppo la produzione di nquesto antichissimo formaggio cessò negli anni Settanta a causa dell'industrializzazione nella produzione, e si riavviò un progetto di recupero nella produzione di questo tipo di formaggio solo nei primi anni Duemila.

Il Granone, detto anche Lodigiano

Il formaggio prodotto oggi e venduto come Granone è in ogni caso diverso dall'originale, e questo rende difficili studi e comparazioni. Certo è che anch'esso è comunque delizioso e ha un sapore più amaro ma anche più profondo del classico Grana Padano, e dunque ve lo consigliamo con entusiasmo.

La torre Ciribiciaccola, simbolo di Chiaravalle
Il Grana Padano propriamente detto, invece, si dice che sia nato a Milano, nella (stupenda) abbazia gotica di Chiaravalle, nelle campagne a pochi km dal centro cittadino. All'ombra della "Ciribiciaccola", lo slanciato campanile simbolo dell'antico borgo di Chiaravalle, i monaci avrebbero deciso di creare con l'abbondante latte un formaggio a pasta dura e a lunga stagionatura, cotto nelle caldaie dell'abbazia, i primi caseifici. Abbiamo anche una data di nascita, era il remotissimo anno 1135: si tratta quindi di uno dei più antichi formaggi d'Europa ancora in produzione. I monaci chiamavano questo formaggio Caseus Vetus, un nome impronunciabile per i poveri contadini dell'epoca.

Per via della consistenza compatta e granulosa, questo formaggio venne dunque ribattezzato formaggio di Grana. Oltre al già citato formaggio di Grana di Lodi, o Lodigiano, e il Milanese, o Grana Padano, ebbe un grande successo anche il formaggio di Grana della città di Parma, o Parmigiano. Di questa eccellenza straordinaria della cucina italiana ne parleremo estesamente in un'altra occasione, in questa sede ci basta solo dire come nel corso del XII secolo la tecnica del Grana Padano raggiunse l'area Emiliana e lì la tecnica fu perfezionata per consentire lo sviluppo del re dei formaggi italiani. Nonostante l'antichità e la nobiltà data dall'essere il genitore del Parmigiano, il Grana Padano restò una delizia locale e abbastanza ignorata nel panorama gastronomico Europeo per svariati secoli.

Fu solo nel Secondo Dopoguerra, nel 1951, che attraverso un incontro a Stresa, sul Lago Maggiore, gli operatori caseari stabilirono in una convenzione le differenze e il confine netto da stabilire tra il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano, in quell'occasione chiamato "Grana Lodigiano". Le prime normative nazionali in proposito vennero adottate nel 1955, e permisero la riconoscibilità anche internazionale del marchio, e il Grana Padano ottenne nel 1996 il marchio DOP da parte dell'Unione Europea.

La pasta più morbida e meno granulosa del Grana Padano lo differenzia in maniera inequivocabile dal suo vicino Emiliano, e lo rende ideale per un consumo anche fuori dai pasti o come aperitivo, servito magari con un buon prosecco o un Riesling.

E' un formaggio che viene usato anche per produrre delle scaglie sottilissime di formaggio, la cosiddetta raspadura.
E' un prodotto di eccellenza straordinario e dal sapore unico, pensate che per ogni chilo di formaggio prodotto sono necessari ben 15 litri di latte! E ogni forma di Grana va dai 24 ai 40 kg...
Il Grana deve essere lasciato stagionare per almeno 9 mesi, mentre i Grana più raffinati possono raggiungere e superare anche i 20 mesi di stagionatura.

Detto questo, non vi resta che andare alla ricerca di un ottimo Grana Padano DOP e di scegliere voi come volete mangiarlo, se gratugiato su spaghetti (consigliamo la pasta di Gragnano), in dadini oppure nella tradizionale forma di degustazione della raspadura!

La raspadura di Grana Padano

Un saluto!

Tom

The history of Grana Padano cheese

Marking the Grana Padano
When you think about Italian hard cheeses, you probably will think about what Italian calls the King of Cheeses, the Parmigiano Reggiano. But beside this kind of cheese exists also another cheese: the Grana Padano.

It a gastronomical product protected by the quality label DOP (Denominazione di Origine Protetta) and it is very typical of northern Italian regions like Lombardy but also Emilia-Romagna, Piedmont, Veneto, Trentino - Alto Adige. The differences between the Grana and the Parmigiano are mainly that the first is usually lightier than the latter, that has more fats.
The Parmigiano Reggiano also have a longer period of ripening.





Parmigiano Reggiano ripening

Furthermore, the Grana appears to be more compact and dense, while the Parmigiano, because of the longer ripening period, is dryer and looks somewhat more flaky. Its history is quite ancient and there are lots of different versions of the origins of this delicious cheese.
Let's start! After the Year 1000, which everyone feared would be the the last one, there was a huge monastical renaissance all over Europe. Those monasteries lived of farming and developed a superior knowledge in the cultivation of lands. They were also capable of reclaim the swamp lands in the Pianura Padana, the alluvional plain in northern Italy. In every corner of the northern part of the country so moks patiently worked decade after decade to make of this plain a rich agricultural land. And, as everyone can see nowadays, they succeed! With the innovative technique of the marcite, they succeed in controlling the excess of water in the plain, allowing the farmers to obtain a surplus of corn to feed the cows they breeded. This lead to an excess of milk, and this posed a problem: how can they conserve it properly? They decided to create a cheese to conserve it easily.

The Grana Padano
 
According to some, the first Grana cheese would have been the Lodigiano, also said the Granone. The Lodigiano, that takes its name from the medieval city of Lodi, some 30 km south east of Milan, was a peculiar cheese, with a spicy flavour and light blue veins running through it. A sort of tear used to drop from it when it was cut. Unluckily, the production of this ancient cheese stopped in the 1970s, and only after the 2000s the production was restarted. This new Granone, even if it may be different from the ancient one (we cannot compare them) is anyway very, very good!

The Granone cheese, also called Lodigiano

The "Ciribiciaccola" belfry, symbol of Chiaravalle
As for the Grana Padano, we know the full history pretty well and in details. It was born in Milan, in the (gorgeous) gothic abbey of Chiaravalle, just few kilometers away from the bustling city center. In the shadows of the "Ciribiciaccola", the nickname that the inhabitants of Chiaravalle uses to describe the tall belfry, the monks decided to use the excess of milk in a long ripening hard cheese, cooked in the boiler of the abbey. We have also a year of birth, the 1135, that makes of the Grana Padano one of the oldest cheese still in production. Monks called it Caseus Vetus, in latin, a language that many farmers did not know. They used instead the word Grana for it, because of its dense yet granulous texture. Beside the Grana of Lodi, that we've already mentioned previously, and the Milanese, or Grana Padano, also another Grana had a great success: the Grana cheese from the city of Parma, or Parmigiano. We'll talk of this extraordinary excellence of italian gastronomy in another occasion, in this post we'll just add that in the XII century the Grana cheese reached the Emilia Romagna region and there the technique was developed further, with the creation of the Parmigiano Reggiano. But unlikely the most famous son, the Grana Padano remained a local cheese until recent years. It was only after the II World War, in 1951, that in a meeting in the city of Stresa, on the Lago Maggiore, cheese expert from all Europe established the differences and the peculiarity that divided the Grana Padano and the Parmigiano Reggiano, or the Grana Lodigiano, as it was called in that occasion. The first normatives were established in 1955, and they led the international recognozability of the Grana Padano cheese. In 1996, the Grana also obtained the DOP label by the EU.
The texture of Grana is softer and less granulous that the Parmigiano, and makes it ideal as an appetizer or antipasto. If you want it as an aperitivo, eat it with bubbles! We would suggest you to drink a Prosecco sparkling wine with the Grana Padano. Another way of eating it is the so called "raspadura", very typical of Lodi, but also in Pavia or Cremona. Just scrape off the upper part of your Grana with a particular knife, and you'll obtain a thin layer of Grana Padano, so delicate and tasty. This would be impossible to obtain with a Parmigiano Reggiano.

It is impressive to think that you need 15 liters of milk to obtain just a kilogram of Grana Padano cheese, and every wheel of Grana weights from 24 to 40 kgs!
The Grana Padano must be left ripening from 9 to 20 months.
Well, that's it! Next step is to go out finding your wheel of Grana Padano DOP (always choose the original, do not trust Parmesan or so, they're just low quality tacky imitations!)
Eat it as you want, grated on your spaghetti (we always suggest the pasta from Gragnano), in little cubes or in the traditional raspadura way!

The raspadura from Grana Padano


Enjoy your life, enjoy it with cheeses!

Tom

martes, 20 de mayo de 2014

Buen 50 cumpleaños Nutella!



La Nutella es uno de los productos más reconocibles a nivel mundial, contando con una excelente reputación. Donde quiera que tú estés, si dices "Nutella" conseguirás dibujar la sonrisas, pues la gente no consigue contenerse cuando se trata de este delicioso chocolate cremoso.  Pues bien, la Nutella se encuentra de aniversario, pues cumple nada más y nada menos que 50 años! desde que fue patentada, así que desde aquí decimos: Felicidades Nutella!.

Sin embargo, la historia de esta conocida crema de avellanas y chocolate, es mucho más antigua aún. La gran idea de la Nutella, inició de la mano de Pietro Ferrero ( sí, el mismo fundador de la famosa familia industrial Ferrero, que nos ha dado tantos buenos momentos con sus Ferrero Rocher, Pocket Coffee, Mon Cheri, y la gama Kinder nada más y nada menos!), el cual se dedicaba al comercio de avellanas típicas del Piemonte en Italia. Estas exquisitas avellanas era una rica variedad conocida como  "avellana Tonde Gentili delle Langhe", cuyo sabor no tiene igual y se usaba ampliamente desde hacia siglos para hacer un conocido monstruo de la pastelería, el Gianduja!.


El señor Ferrero, en el año 1946, empezó a producir el "Giandujot", una especie de crema de chocolate aún bastante legada a la idea del Gianduja. Después, en 1951, el producto se convirtió en algo más cremoso, al cual rebautizó con el " fantasioso" nombre de " SuperCrema". Pero fue quando la empresa pasa a manos de su hijo, Michele Ferrero, cuando se inventa la Nutella propiamente dicha. Estamos ya en el año 1964, exactamente hace 50 años.
El nombre de Nutella deriva del inglés "nut", que quiere decir "nuez", y del sufijo "-ella", lo que hacía que se italianizase un poco el producto, dándole un toque simpático. El producto Nutella, tiene desde sus inicios un enorme éxito. Parecía casi que el mundo la hubiera estado esperando con ansias y el pan premarado para untar!


El chocolate Gianduja
Pero si la Nutella se encuentra basada en el Gianduja, cuál es la historia de esta excelencia gastronómica del Piemonte? pues bien, se trata de una historia bastante interesante, así que os invitamos a sentaros y poneros cómodos, porque subimos en nuestra máquina del tiempo para dirigirnos hasta la época de Napoleón!. El Gianduja de hecho, viene inventado en Piemonte en el año 1806, convirtiéndose sin duda en una de las capitales europeas de la elaboración del chocolate.

La historia de amor que exite entre el chocolate y Turín iba muy bien en el curso del siglo XVIII, con la corte de los Saboya, a los cuales les encantaba deleitar su paladar con la noble y exótica bebida de chocolate. Pero llegó el francés Napoleón Buonaparte ( cuanto poco querían en aquellos tiempos los Piemonteses y los franceses!), y ordenó el embargo de todos los productos coloniales ingleses, entre los cuales se encontraba el cacao.

Desde este momento, el precio del cacao aumentó considerablemente, lo que obliga a los pasteleros del Piemonte a usar el poco cacao del que disponían, y "agrandarlo" añadiéndole la exquisita avellana local. La avellana tonda gentile delle Langhe! Un nombre muy " corto" para un sabor tan maravilloso!. El embargo finaliza en 1813, cuando el paréntesis napoleónico llega a su fin.

Gianduja de Novi, para nosotros uno de los mejores
Pero por aquel entonces, ya Turín estaba rendida a los pies del nuevo "chocolate", que en principio se creó por una " necesidad" debido a la escasez, pero que era tan delicioso que la gente ya nunca podría dejar de comerlo!. Michele Prochet, un pastelero de aquella época, bueno en realidad, un maestro chocolatero como se diría al otro lado de los Alpes, perfeccionó rapidamente la técnica de la producción del Gianduja en el año 1852, tostando y triturando muy finamente la avellana de Langhe. Prochet hace esto junto a una de las más antiguas industrias chocolateras de Europa, la casa Caffarel. Hacemos un pequeño inciso para decir, que la Caffarel nación en 1826, en la época era tan famosa que un pastelero suizo estudió la técnica para trabajar el chocolate que tenía Pier Paul Caffarel, dicho pastelero era nada menos que Cailler, comenzando así la gloriosa aventura del chocolate suizo!


Los deliciosos Gianduiotti
Pero volvamos a nuestro Gianduja! En aquellos tiempos, el dulce producto todavía no era conocido con el nombre actual, se necesitó esperar al carnaval de 1865, cuando viene repartido a los niños los primeras " chocolatinas" elaboradas de la historia, los Gianduiotti, llamados así por que eran repartidos por el disfraz símbolo popular del carnaval típico de Turín, el "Messer Gianduja".

 Ok, hemos terminado, ahora podéis salir a buscar vuestra Nutella, los Gianduiotti o lo que os apetezca, en el improbable caso de que no tengáis ya la casa llena de dicho manjar!




Buen Cumpleaño a todos los amantes de la Nutella!:)

Tom

Roasted chicken with aromatic herbs recipe




Today chicken is one of the most used food worldwide, and everyone seems to like it, from children to grandparents, and its affordable price, its versatility, its nutritional value together with low fats makes him the king of gastronomy in many households. But like every other food, even chicken food had a begin.


Historically, we can say that man began the chicken breeding in the Indus Valley, some 4500 years ago. When commercial exchanges began, chicken started to being used as a food in also in Persia, and from there to Europe through German populations and then the Roman Empire. In that age, anyway, chicken was an exotic food, and it wasn't exactly a food for everyone.

In the Middle Ages, chicken was used in noblemen's banquets and celebrations, where they were cooked in many different ways but never divided into pieces: it was the host that divided it with his own hands for the guests to demonstrate his power and his strenght. In the tenth century in Europe chicken meat was still considered a food for noblemen, and vassals had to pay tributw with chickens to their feudal lords.

It was in the XV centuty, after the Spanish colonization, that chicken reached the newly discovered American continent, becoming a cornerstone of their gastronomy. But even in that period chicked was a food for celebrations and special occasions. Thanks to the technological and scientifical advances about hygiene, the chicken food consumption grew. After 1940s, chicked was no longer a luxury food and started being the everyday food we all know.



Today we want to share with you a very simple recipe, ideal for any occasion. Baked chicken is a classic, served with potatoes becomes an all time favourite!
You can use the aromatic herbs you prefer, I just tell you how we cooked it this time.

Ingredients:

- 2 kg of chicken aprox. (legs or thighs) 

- small potatoes
- 1 spoonful ( 15 g. aprox.) of:
  • sweet pimenton
  • dehydrated garlic
  • dehydrated onion
  • Oregano
  • Lemon Thyme
  • Rosemary
  • Dijon Mustard
  • Honey
- Olive oil (5 spoonful aprox.)
- 1 lemon
- Salt (to taste)
- Black pepper (to taste)
- a clove of garlic ( optional)

Preparation:

1º- In a bowl put all spices together, aromatic herbs, honey and Dijon mustard. Then we squeeze the lemon juice inside (we can add the squeezed lemon to the bowl, just cut it into four pieces), we add a little bit of salt and pepper and we stir it all together, making a good dressing out of it.





2º- We add the pieces of the chicken to the bowl with the dressing and we dip it into the sauce. In the same bowl, we let it macerate covered with a plastic wrap in the fridge for between 30 minutes and an hour.



3º-  Then wash carefully the potatoes, since we bake them with their skin on. We cut them in halves or into four pieces, we put them in a bowl and we put a little bit of salt and pepper, we add a little bit of rosemary and a drizzle of olive oil (two spoonful approx.), we stir it all well and we put it aside.




4º- Preheat the oven at 200°C. Put the chicken pieces, the lemon and the potatoes together in an oven tray. If we prefer we can add a whole garlic with its skin on. We bake the chicked for some 50 minutes or an hour. If we prefer, halfway throught the baking we can turn the chicken on the other side so that it will be uniformly cooked.




Do not worry if it the chicken seems to becomes dark, it's not burned, that colour is given by the dressing. make a hole inside the potatoes to see if they're cooked, they will develop a sort of a tasty and toasted crust, and with all the flavour of our dressing.
These quantities are for some 4 or 5 people, we did not mention the quantity of potatoes, since it depends on everyone's choices and wishes. Together with chicken legs and chicken thighs, we can add chicken breast too, even if the latter becomes somewhat dry when baked. To help it to become more moist we can open it a drizzle lemon in it, or cut it into thinner pieces to bake it better.
This recipe is very versatile and we can adapt it to other kinds of meat dish, like rabbit  meat, lamb meat, pork rib, veal rib and so on. We warmly advise you to try it!



Enjoy it!

AnGie