viernes, 27 de junio de 2014

La Storia del vino Barolo

Il castello di Grinzane Cavour nelle Langhe
Per festeggiare la decisione dell'Unesco, che ha deciso di accogliere all'interno del club dei patrimoni dell'umanità da preservare l'area piemontese delle Langhe, del Roero e del Monferrato, abbiamo deciso di parlarvi di uno dei simboli di un territorio che sa coniugare felicemente storia, paesaggio e gastronomia. Potremmo parlarvi del famoso tartufo bianco, un ingrediente misterioso ed affascinante che è considerato uno dei prodotti gastronomici dal sapore più raffinato (e difficile da controllare) al mondo, ma preferiamo parlarvi di fronte a un buon bicchiere di vino rosso. Proprio così, oggi vi parleremo di uno dei vini più celebrati del mondo, il mitico Barolo piemontese.

Uno di noi (Tom) è appassionato di vini, e adora i vini rossi da conversazione, e considera il Barolo il suo vino rosso preferito. Ci scusiamo dunque in anticipo per l'entusiasmo molto poco "neutrale" con cui parleremo di questo vino così coinvolgente e dal sapore così completo.

Il Barolo è un vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG, il marchio di qualità più esigente del mercato vinicolo italiano) e viene prodotto nella provincia di Cuneo, presso i comuni di Barolo, di Castiglione Falletto e di Serralunga d'Alba (il tipo di Barolo preferito da Tom, prendetene nota per eventuali regali!), nonchè in altri comuni come Novello, Verduno, Cherasco e anche Grinzane Cavour (importante per un motivo che scopriremo più avanti nell'articolo).

Il paesaggio delle Langhe (foto di www.visitarelelanghe.blogspot.it)

Il nostro vino, dal colore rosso scuro inconfondibile, è ottenuto esclusivamente attraverso un tipo di uva davvero unico: il Nebbiolo. E' probabilmente uno dei tipi di uva più raffinati che si conoscano (forse solo il Pinot Nero può reggerne il confronto). Questo tipo di uva ha un colorito scuro, quasi nero, e il suo nome deriva dalla nebbia tipica dei territori umidi in cui viene coltivato. Ha bisogno infatti di terreni argillosi e una altezza non inferiore ai 170 metri, in un intorno collinare. Insomma, il Nebbiolo potrebbe crescere solo in Piemonte, anzi, solo nelle Langhe.

L'uva tipo Nebbiolo
Questo tipo di uva viene coltivato da sempre nella regione, per cui è difficile trovarne le origini storiche, anche se la prima fonte scritta in cui viene citato risale al milleduecento, al Liber dell'agricoltura di Pier Crescenzio. Viene poi citato nel 1431negli statuti di La Morra tra i cittadini e la casata dei Falletti assieme al vino pignolo, ossia l'antenato dell'odierno vino Pinot, altro mostro sacro della produzione vinicola mondiale, e anch'esso prodotto in Piemonte. A partire dal XIX secolo, si inizia a parlarne sempre più frequentemente, ma fu solo con Camillo Benso, il conte di Cavour e autentico artefice dell'Unità d'Italia sotto la corona dei Savoia nella metà del XIX secolo, che si iniziò a produrre un vino che sapesse far risaltare le caratteristiche uniche proprie dell'uva Nebbiolo. Egli, assieme all'ultima marchesa di Barolo, Giulia Colbert Falletti (ritorna ancora questo cognome dopo quattrocento anni) iniziò a produrre un vino dal sapore raffinatisso e perfettamente armonico. Camillo Benso aveva la sua zona di produzione presso Grinzane Cavour (da cui l'omonimo titolo nobiliare), e il fatto che fosse uno dei politici più autorevoli nel Piemonte della metà del XIX secolo, rese tale vino una delizia molto amata alla corte dei Savoia. Questo nobilissimo biglietto da visita lo rese noto ed amato in tutte le altre corti d'Europa, aprendo così la strada al successo internazionale del Barolo.

Camillo Benso, il conte di Cavour
Si dice che in seguito ad un dono della marchesa Falletti a re Carlo Alberto di Savoia, il re si innamorò perdutamente del vino di Barolo, e decise di comprare una tenuta per coltivarlo lui stesso. Comprò dunque la tenuta di Verduno, mentre suo figlio, Vittorio Emanuele (sotto il cui regno Camillo Benso compì l'impresa dell'unificazione d'Italia) decise di comprare un'altra tenuta dove si produceva Barolo: i terreni di Fontanafredda a Serralunga d'Alba. Dopo centocinquant'anni, il Barolo Fontanafredda è ancora molto popolare, tant'è vero che è venduto come vino da pasto presso tutti gli Eataly del mondo, una bevanda che dunque continua ad essere un araldo della cultura vinicola del Belpaese



Vi consigliamo caldamente di prendere un buon vino Barolo qualora lo trovaste, sono vini che rendono splendidamente una volta invecchiati. Mio padre ad esempio comprò dei Barolo riserva della marca Borgogno (ottima qualità!) quando nascemmo mia sorella (nel 1981) ed io (nel 1984) e aprimmo il vino di mia sorella nel 2010, in occasione del suo matrimonio, e il mio nel 2012, ed erano ancora perfetti! Si tratta di vini da meditazione, da godere piano piano, il suo sapore è molto raffinato, ed emerge molto lentamente, sviluppandosi e coinvolgendo tutto il palato. Un gusto rotondo che soddisfa anche i più esigenti.
Essendo un vino rosso (ma non immaginatevi un vino italiano rosso molto robusto, la sua personalità emerge solo col tempo) è ideale da bere con arrosti e stufati, tipici della tradizione piemontese. Grandioso con i formaggi invecchiati e con la pasta al tartufo, è un ingrediente anche dello stufato al Barolo, un piatto tipico della regione Piemonte, ed è utilizzato anche per fare dei deliziosi salami al Barolo.



Il prezzo è quello di un ottimo vino, ma in Italia un buon Barolo lo trovate anche per 8-10 euro...un ottimo souvenir dal vostro viaggio! Oppure potrete assaporarlo sfuso nei wine bar della vostra città.

Buona degustazione!

Tom

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